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Speciale Design

BedZed, una vita al verde

testo di Nicol Degli Innocenti foto di Alice Fiorilli

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22 aprile 2009

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La scelta dei materiali è stata il primo e fondamentale passo. A BedZed i muri esterni sono spessi come quelli delle chiese di un tempo; sia il tetto che il pavimento sono isolati. Il riscaldamento centralizzato non esiste perché non ce n'è bisogno: le grandi finestre intrappolano il sole, mentre i muri spessi e i tripli vetri mantengono il calore all'interno. Le eliche colorate sul tetto portano aria fresca nelle stanze. I pannelli solari generano almeno il venti per cento dell'elettricità. L'acciaio è stato recuperato da un edificio demolito, i mattoni e il legno "usato" sono stati trovati in zona.
Tutte le case hanno un terrazzo chiuso da vetri e un giardino pensile. Dal salotto e dal terrazzo la vista è sul giardino, che si raggiunge attraversando un piccolo ponte sospeso tra un edificio e l'altro. Ovunque dominano luminosità e leggerezza. L'erba sui tetti, oltre a essere un ottimo isolante, attrae insetti e uccelli.
«A volte nelle giornate di sole diventa troppo caldo d'estate, ma non ho mai sentito nessuno lamentarsi del freddo d'inverno», dice Jennie. Gli svantaggi sono solo due, secondo i residenti. Il primo è un "effetto gabbia" che esclude, anche se involontariamente, tutti gli altri. Mentre i residenti di BedZed si conoscono e si frequentano tra di loro, è più difficile interagire con i vicini delle case normali: «Siamo un po' una comunità indipendente e autosufficiente», dice Majonne van der Bijl, che vive qui dal 2006 e non ha intenzione di andarsene.
Nel Pavilion, la sala comune del quartiere, i residenti organizzano corsi di yoga e pilates, incontri di gioco per i bambini più piccoli, dibattiti e cineforum, book club, pranzi e cene comuni. «Abbiamo fatto un sondaggio e ogni residente ne conosce per nome almeno altri quaranta, una media decisamente superiore al comune - afferma Majonne -. Qui si sente davvero di vivere in una comunità di persone che si salutano, si parlano e si sorridono (cosa rara per Londra), forse perché condividono valori etici importanti. Parte del merito però è del design: delle vie pedonali tra un edificio e l'altro che portano la gente a camminare e quindi a incontrarsi e fare quattro chiacchiere».
L'altro svantaggio deriva dal vivere in un centro che, in quanto unico, attrae un numero notevole di visitatori indesiderati. «Abbiamo architetti, ingegneri, studenti di urbanistica, geometri dei Comuni, ambientalisti di ogni genere che vengono qui da tutto il mondo, Cina e Corea del Sud comprese - spiega Jennie -. Quindi dobbiamo spiegare che questo non è un plastico gigante, la gente qui ci vive davvero e ha diritto alla privacy».
BioRegional vuole ora esportare BedZed in giro per il mondo. Il prossimo villaggio, già in costruzione, sarà in Portogallo, un altro partirà presto in Sudafrica, poi in Cina e in California. «L'obiettivo - afferma Jennie - è creare una comunità one planet in ogni continente, un progetto pilota che sia un modello da imitare».

22 aprile 2009
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